La scuola cattolica
è scuola...
Nella scuola cattolica… si fa scuola! Organizzandosi con professionalità e serietà nella proposta culturale, secondo le indicazioni degli organismi internazionali e della normativa italiana, la scuola cattolica vuole contribuire al bene comune e alla scuola tutta. Il rigore della ricerca culturale e della fondazione scientifica sono
“condizione fondamentale perché la scuola cattolica sia tale: essa rispetti la sua natura di scuola, e riconosca quindi la legittima autonomia delle leggi e dei metodi di ricerca delle singole discipline, orientate e finalizzate alla integrale formazione della persona”
(CEI, La scuola cattolica oggi in Italia, 1983, nr. 17)
... è scuola pubblica
(non "privata")
La scuola cattolica è pubblica, perché risponde agli ordinamenti e alle norme in materia di istruzione e possiede i requisiti richiesti dalla legge 62/2000, rientrando nel sistema pubblico dell’istruzione, costituito da scuole autonome (statali e non statali) caratterizzate da uno specifico e proprio Piano triennale dell’Offerta formativa (PTOF).
Quindi, pur non essendo gestita dallo Stato, ma da enti del privato sociale senza scopo di lucro (congregazioni religiose, cooperative, parrocchie, fondazioni, associazioni), fa un servizio pubblico, perché, rispettando tutte le leggi scolastiche della Repubblica italiana, è aperta a tutti gli studenti del territorio e non solo ai cattolici.
PER APPROFONDIRE
La scuola, per volere dei nostri Padri costituenti, è un bene pubblico (Costituzione italiana, art. 34: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.”). L’art. 33 della Costituzione definisce, a sua volta, la libertà di arte e scienza e la libertà di istituire scuole. “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.”. L’istituzione di scuole non statali è un diritto, non una concessione. Ci sono poi due principi importanti: il trattamento scolastico equipollente per gli alunni (che hanno tutti gli stessi diritti, indipendentemente dalla scuola frequentata) e quanto l’art. 9 della Costituzione dichiara, cioè il dovere della Repubblica di promuovere la cultura. Non ci sono, perciò, impedimenti costituzionali al sostegno alle scuole non statali che, infatti, lo Stato ha nel 2000 definito come “paritarie” (L. 62/2000, ministro Berlinguer). La legge 62/2000 esplicita la possibilità per lo Stato di attribuire contributi economici alle scuole paritarie.
... è paritaria
Non è gestita dallo Stato, ma da enti del privato sociale, senza scopo di lucro (congregazioni religiose, cooperative, parrocchie, fondazioni, associazioni): secondo la legge, è scuola paritaria perché lo Stato, da parte sua, riconosce che il percorso di studi compiuto e i titoli di studio conseguiti sono a tutti gli effetti validi.
Per questo, giustamente, la scuola paritaria è, come la statale, valutata dal Sistema nazionale di Valutazione.Quindi, di per sé, pari diritti e pari doveri fra scuole. Con una eccezione, circa i diritti: il sostegno economico dello Stato alle scuole paritarie è, per il momento, inadeguato e insufficiente. Dallo Stato italiano vengono corrisposti alle scuole paritarie i seguenti contributi:
Pur considerando altre sovvenzioni che provengono dalla Regione, è evidente che i contributi non siano sufficienti nemmeno a coprire la spesa per il personale. Ciò costringe a chiedere un contributo economico alle famiglie, che già pagano tasse utilizzate anche per finanziare la scuola statale. Da sottolineare, inoltre, il raffronto fra la spesa sostenuta dallo Stato per un allievo nella scuola statale (circa 6.500 euro l’anno) e quella per un allievo della scuola paritaria (circa 500 euro l’anno): la presenza di scuole paritarie è, evidentemente, un grande risparmio per lo Stato!
Scuola pubblica, paritaria e…cattolica!
La scuola cattolica propone un progetto educativo aperto a tutti e rispettoso di tutti, ispirato dall’antropologia cristiana. In particolare è “cattolica” perché espressione di una comunità cristiana che
- ritiene l’educazione una forma di servizio al prossimo
- considera la cultura e la conoscenza come una via per la ricerca, la crescita umana piena, nelle dimensioni intellettiva, spirituale, sociale, affettiva
- vive un’attenzione particolare a tutte le forme di marginalità o di fatica che gli studenti vivono anche nel mondo della scuola
- intende coinvolgere maggiormente la corresponsabilità delle famiglie e dello studente nella vita stessa della scuola.
Per questo, la scuola cattolica non nasce in contrapposizione alle altre, ma vuole contribuire al bene comune ed alla costituzione di un sistema dell’istruzione plurale, orientato ad una sempre migliore qualità.
PER APPROFONDIRE
Nota pastorale CEI (Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università), La scuola cattolica risorsa educativa della chiesa locale per la società, 2015
“La proposta educativa della scuola cattolica si distingue per la sua intenzione di mettere in feconda sinergia il perseguimento dei valori profondamente umani legati alla verità, alla giustizia, all’amore universale e alla libertà mediante l’accostamento onesto agli insegnamenti del Vangelo di Gesù Cristo. La sua originalità partecipa dunque della “novità cristiana”, in quanto capace di generare un progetto educativo con una sua visione specifica del mondo, della vita, della cultura e della storia, ma nella quale in ogni caso a essere messa al centro è la persona umana e la sua dignità. Da qui l’importanza, per la scuola cattolica, di riaffermare, in un contesto culturale che tende invece a metterla in secondo piano, la dimensione umanistica, sapienziale e spirituale del sapere e delle varie discipline scolastiche.” (nr. 12)
La scuola cattolica in Italia e nello scenario internazionale ed europeo
La libertà di scelta della scuola da frequentare si basa sul diritto di ogni persona all’educazione, cioè ad educarsi e a essere educata secondo le legittime scelte dei genitori (cfr. la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, art. 26).
In tutti i paesi europei, ad eccezione dell’Italia e della Grecia, è assicurato alla scuola pubblica non statale un sostegno economico dello Stato che permette alle famiglie di esercitare la scelta della scuola a parità di condizioni.
In Italia, curiosamente, questo modello di libertà di scelta del cittadino vale in alcuni campi, ma non per la scuola dei propri figli: in sanità, per esempio, andando in un ospedale di eccellenza come la Poliambulanza – proprietà del privato non profit – un cittadino pagherà lo stesso ticket dovuto per gli Spedali Civili, altra realtà di eccellenza gestita da una Azienda speciale di Regione Lombardia.
PER APPROFONDIRE
Numerose risoluzioni e provvedimenti europei hanno approfondito la questione. Cfr., p.e., la Risoluzione Parlamento europeo 13/3/1984 e la più recente Risoluzione Parlamento europeo 4/10/2012 “L’Assemblea raccomanda agli Stati Membri del Consiglio d’Europa, nel contempo che essi garantiscono la vitalità e la qualità della rete scolastica pubblica, di fare in modo che dei fondi sufficienti siano messi a disposizione per permettere a tutti gli allievi di seguire l’insegnamento obbligatorio dentro gli istituti privati”